C’era lui, a capo del primo grande Napoli dell’era De Laurentiis. Quella squadra capace di emozionare, di incantare. Quella squadra tosta, dura a morire, che lottava e non mollava letteralmente mai. Quella squadra che, in un modo o nell’altro, è entrata nell’immaginario collettivo e nei libri di storia. Il ricordo dei tre tenori, delle rimonte impensabili, delle vittorie al cardiopalma, dei gol in zona Cesarini, è tutt’ora vivo, intenso. Il popolo azzurro, in preda alla nostalgia, si è perso nel dolce suono di ciò che è stato. De Laurentiis, in un momento di difficoltà, ha alzato la cornetta per richiamare uno dei suoi uomini più fidati. E Walter Mazzarri, dieci anni dopo, ha risposto presente. Non poteva essere altrimenti: è l’occasione della vita, è l’occasione di chiudere il cerchio. È l’occasione giusta per riscattarsi, lì dove è sempre stato amato e mai dimenticato.
Napoli e Mazzarri, comune desiderio di riscatto
E il desiderio è comune: c’è un tricolore da onorare, c’è un gruppo da guidare, da spronare, da ritrovare e reindirizzare. E, per Mazzarri, c’è una carriera da svoltare. Il tecnico di San Vincenzo raccoglie il testimone dal malcapitato e malvoluto Rudi Garcia, scelto per rimpiazzare Spalletti e cacciato via senza troppi fronzoli dopo quattro mesi di risultati scarsi e prestazioni incerte.
Tutti lo vogliono, nessuno lo prende: e Gallardo va in Arabia
Prende in mano una squadra svuotata, sfiduciata, distante. Ritrova una piazza calda, passionale, ma ora più che mai spenta, nervosa. Con carta e penna proverà a mettere una pezza sui noti errori estivi e a scrivere un finale diverso di una stagione che non vuole transitare senza essere ricordata. Un finale che possa quantomeno essere seguito da un sequel, da un blockbuster che torni a scaldare gli animi e a sfondare i botteghini. Si parla di Conte pronto a giugno, chissà ovviamente che Walter non riesca a tenersi la panchina.
Difficile, al momento, ipotizzare sul lungo termine: le incognite ci sono e tengono il banco. Perché Mazzarri, pur essendo uomo di calcio navigato, è lontano da contesti competitivi da anni. Che allenatore ritroveremo? E con quale idea? In continuità col 4-3-3 (disperata imposizione societaria) o in ripiego sul dogmatico 3-5-2? Il suo carattere, diretto e pungente, riuscirà a ritagliarsi uno spazio nel cuore dei giocatori?
Parola al campo.
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Fonte foto: X Napoli