Sport e Storia: i calciatori che contribuirono alla Resistenza

Oggi, 25 aprile, l’Italia si ferma e festeggia la Liberazione dal nazifascismo. Ma sapevate che, alle operazioni di Resistenza, parteciparono anche alcuni calciatori del tempo?

Battersi sul campo. Quale, non conta. Può essere un campo di calcio, o di battaglia. L’importante è farlo sempre con onore, con cuore, con coraggio. Il coraggio di lottare, di osare. Per la vita e per la libertà. Oggi, 25 aprile, l’Italia si ferma e ricorda gli eroi della Resistenza. Alcuni di questi, prima di imbracciare i fucili, erano calciatori. Ed è così che DCM vuole celebrare questo giorno molto importante: legando il calcio alla storia. Per non dimenticare.

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Calcio e Resistenza: da Bruno Neri a Giancarlo Losi

Un calciatore passato ben presto alla storia come accanito oppositore del regime fascista è sicuramente Bruno Neri. Conosciuto mediano degli anni ’30, legò la sua carriera alla Fiorentina, squadra con cui disputò 187 partite prima di passare al Torino. La Gazzetta lo descrisse come ”serio, coscienzioso e tenace”, caratteristiche che lo hanno spinto anche nelle battaglie combattute fuori dal rettangolo verde. All’inaugurazione dell’attuale ”Artemio Franchi”, anno 1931, fu l’unico dei giocatori in campo a non fare il saluto romano alle autorità. In seguito deciderà di unirsi alla Resistenza Partigiana, mantenendo però invariato il suo impegno calcistico: disputò infatti il campionato dell’Alta Italia con il Faenza. Morirà nel 1944, ucciso dalle SS.

Un altro calciatore che ha scelto di combattere per la nostra libertà è stato Armando Frigo, 36 gol con il Vicenza prima di passare anch’esso dalla Fiorentina. Statunitense, in seguito naturalizzato italiano, nel 1941 sceglie di unirsi all’esercito italiano. Si trova in Croazia quando, privo di munizioni e viveri, viene catturato e ucciso dai nazisti.

Diversa, invece, la storia di Arpad Weisz. Allenatore giovane, brillante e vincente, vinse tre scudetti (2 con il Bologna, uno con l’Ambrosiana) prima di fuggire nei Paesi Bassi a causa delle leggi razziali. L’occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale, però, ne sancì la cattura, la deportazione e, infine, la morte. Matteo Marani di lui scrisse questo:

”Fatto sta che di Weisz, a sessant’anni dalla morte, si era perduta ogni traccia. Eppure aveva vinto più di tutti nella sua epoca, un’epoca gloriosa del pallone, aveva conquistato scudetti e coppe. Ben più di tecnici tanto acclamati oggi. Sarebbe immaginabile che qualcuno di loro scomparisse di colpo? A lui è successo.”

Una preghiera e un grazie a tutti loro, ma anche a Giacomo Losi, che prima di diventare una leggenda della Roma andava, a soli 8 anni, a rifornire di munizioni i partigiani. Un grazie ad Andrea Guffanti, a Miro Luperi (portiere della Sarzanese) e a Michele Moretti, commissario politico della Brigata Luigi Chierici ed ex giocatore di Esperia e Chiasso. E poi, un grazie a Vittorio Staccione, che giocò nel Torino degli anni ’20 prima di morire a Mauthausen (così come il bomber dell’Empoli Castellani), e a Raf Vallone, altro ex Torino (vinse una Coppa Italia nel ’36) che contribuì alla Resistenza. E alla nostra Libertà.

 

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